Nelle palestre e nei centri fitness si tende spesso a enfatizzare soprattutto la programmazione degli allenamenti, le metodologie di lavoro più innovative, il raggiungimento di ambiziosi obiettivi e risultati sportivi.

In realtà, la chiave per una relazione solida, appagante e duratura con i clienti sta nel mettere al centro le persone, i loro reali bisogni, desideri ed aspettative, molto più che i kilogrammi dimagriti o i record di prestazione.

Non siamo noi a dover stabilire gli obiettivi per gli altri

Troppo spesso noi trainer, preparatori ed educatori fitness commettiamo l'errore di stabilire autonomamente quali dovrebbero essere gli obiettivi e le priorità del nostro cliente o atleta.

Questo approccio direttivo e autoritario, anche se mosso dalla convinzione di agire per il suo bene, porta nella grande maggioranza dei casi a insoddisfazione, frustrazione e sensazione di inadeguatezza nell'utente che non si sente compreso né tantomeno protagonista del proprio percorso di miglioramento psicofisico.

L'ascolto attivo come base di partenza

Molto più efficace, sia in termini di aderenza ai programmi che di soddisfazione soggettiva percepita, è invece partire dall'ascolto profondo dei reali desideri, preferenze, eventuali problematiche o timori della persona che abbiamo di fronte.

Solo comprendendo a fondo le sue motivazioni più riposte e ciò che davvero si aspetta da noi come guida ed esempio, possiamo costruire assieme un progetto di allenamento e miglioramento realistico, stimolante e destinato al successo.

Focalizzarsi su autostima e consapevolezza

Certo, da un lato il nostro ruolo di coach rimane quello di guidare il cliente ad acquisire la giusta consapevolezza di sé, del proprio corpo e delle reali possibilità di cambiamento e crescita reale. Così da orientarlo verso scelte sagge e obiettivi concretamente perseguibili.

Dall'altro però non dovremo mai fossilizzarci solo sui kg dimagriti, sui centimetri di girovita persi o sui record di prestazioni. Tutti parametri senza dubbio importanti ma non certo gli unici né tantomeno quelli che in ultima istanza determinano il successo o meno di un percorso di rieducazione allo sport e al movimento consapevole.

I risultati idealizzati lasciano il posto all'autostima

Spesso quello che conta davvero è piuttosto consolidare nel nostro interlocutore la stima in se stesso, la consapevolezza del proprio valore, la motivazione a condurre uno stile di vita attivo anche al di fuori della palestra e delle nostre sessioni di training.

Tutti fattori profondi e radicati nella sfera valoriale del cliente, che concorrono al suo benessere psicologico tanto quanto il recupero di un trofismo muscolare ottimale.

Il nostro compito diventa quindi capaci di riformulare via via insieme le forme che il successo personale può assumere per quella determinata persona, senza imporre nostri modelli prestazionali standardizzati.

La sfida più difficile è rimettersi in discussione

In sintesi, la sfida più difficile ma anche gratificante per noi professionisti della forma fisica è quella di rigettare un approccio prettamente tecnico e spersonalizzato al rapporto con chi si affida alle nostre cure.

Rimettersi in discussione, accantonare il ruolo di esperti oracolari e certi di possedere la formula giusta per tutti non è mai semplice. Comporta fatica, pazienza e una certa umiltà.

Ma i risultati in termini di relazioni umane sincere e recognition da parte dei nostri clienti ripagano senz'altro tale sforzo empatico e ci spingono ad alzare ulteriormente l'asticella della professionalità.