A volte mi chiedo: "Perché mi alleno?". E le risposte sono sempre le stesse, per fortuna. Credo che alla base ci siano due motivazioni principali per cui le persone si allenano: la prima è puramente agonistica e riguarda la partecipazione alle competizioni, con l'obiettivo di raggiungere il podio o il miglior piazzamento possibile.

La seconda è più personale e ha a che fare con il miglioramento del proprio stato di fitness e di salute, senza necessariamente puntare agli estremi dell'agonismo ma lavorando comunque in modo efficace per stare meglio con se stessi, sia fisicamente che psicologicamente.

In entrambi i casi, l'impegno è fondamentale ma ancor di più lo è porsi degli obiettivi misurabili. Solo una misurazione oggettiva può fornire parametri per capire se si sta andando nella direzione giusta. Tutto può essere misurato, dal livello di stress allo stato psicologico, e farlo è essenziale per evitare frustrazioni e abbandoni.

I miei obiettivi di allenamento

Personalmente, mi alleno per migliorare i miei record personali, cosa che con l'età diventa sempre più difficile. Tuttavia, confrontarsi con atleti della stessa categoria nelle gare ufficiali permette di mantenere un livello competitivo, anche se i risultati saranno relativi alla propria fascia d'età.

Mi alleno perché è l'unico modo per progredire e misuro quasi maniacalmente ogni aspetto delle mie sessioni: battito cardiaco, split, spm, potenza, forza... Alla fine di ogni allenamento, un'analisi dettagliata dei dati fornisce feedback utili per decidere i passi successivi verso l'obiettivo, che sia una gara o semplicemente sentirsi meglio. Numeri incoraggianti aumentano la motivazione e lo stato psicologico generale, a patto di non farsi prendere troppo la mano e non stressarsi per risultati sotto le aspettative.

L'importanza di un allenamento mirato

Allenarsi per il gusto di farlo, senza uno scopo preciso, può diventare controproducente e demotivante. La parola stessa "allenamento" rimanda ad una preparazione specifica e metodica ad una prova o al mantenimento dell'efficienza attraverso l'esercizio costante. Chiedere ad un atleta in allenamento i suoi parametri di riferimento (tempi, massimali...) e ricevere un "non lo so" come risposta sarebbe tristissimo: come potrebbe valutare i risultati del suo lavoro?

D'altro canto, c'è anche chi confonde il semplice movimento con l'allenamento vero e proprio. Prendiamo certe classi di gruppo dove le persone "fanno cose" senza sapere perché né se le stanno facendo correttamente, figuriamoci misurarle. Quello è movimento fine a se stesso, che poco ha a che fare con l'allenamento in senso stretto.

Precisione terminologica e consapevolezza

Servirebbe più precisione nell'uso delle parole, evitando la superficialità e la sintesi eccessiva tipica dei media. Da uomo di comunicazione, credo che questa tendenza sia errata, per quanto animata da buone intenzioni di comprensibilità.

Senza nulla togliere ai professionisti del fitness che si impegnano nelle classi di gruppo, non possiamo definirli allenatori nel senso stretto del termine. Un allenatore lavora con te sul miglioramento di qualcosa di misurabile, non si limita a mostrarti dei movimenti sperando che tu li copi al meglio.

In definitiva, la questione non è tanto se uno si alleni o meno, ma se sia consapevole del vero significato di allenarsi e dell'impegno che comporta, o se usi questa parola a sproposito senza avere ben chiaro il perché di ciò che fa. Come del resto accade per molte cose e a molte persone.

E per inciso, questo blog non ama girarci intorno ed è ben lontano dal "politicamente corretto" tanto di moda oggi. Ma questo è un altro discorso.