Avete mai pensato come è la giornata tipo dal Box da punto di vista del coach? La scorsa settimana Barbara Astolfi Bier ha pubblicato su CrossMag.it un entusiastico post di un CrossFitter che raccontava la sua giornata tipo al Box. La prima cosa che mi è venuta in mente leggendolo è stato: “Ma perchè non fare la stessa cosa vista da un Coach? Cioè raccontare cosa succede dall’altra parte dello steccato per far sì che l’esperienza del nostro CrossFitter sia così entusiasmante.”
Così ho lanciato la palla sul gruppo “Il Box dei CrossFitter Doloranti” che è stata raccolta da Coach Sandro Sensi di Roma. Per la cronaca è uno dei tanti ottimi coach che conosco da anni anche se praticamente non ci siamo mai incontrati di persona. A proposito, a fine maggio sarò a Roma e magari organizziamo qualcosa con i coach Romani.
Ad ogni modo l’idea iniziale era quella di scrivere il post a quattro mai, ma quando ho letto il lavoro di Sandro non ho potuto che decidere di riportarlo così com’era e scrivere solo questa introduzione, dato che lo scritto di Sandro rende esattamente l’idea di quello che volevo esprimere e credo rispecchi più o meno la vita della maggior parte dei coach/trainer/quelchel’è.
Poi magari la prossima volta vi racconto la vita del Box Owner incastrato fra questioni amministrative, gestione del Box, dei soci e di tante altre complesse faccende burocratiche. Per ora vi lascio al racconto di Sandro.
E’ domenica, sono da poco passate le 21 e hai appena finito di completare la programmazione settimanale delle classi del box e di inviare le programmazioni personalizzate agli atleti avanzati. Ti accingi a preparare una cena veloce ma hai comunque messo il cellulare in bella vista, consapevole che per le prossime due ore, tra il tuo da fare casalingo, arriveranno una miriade di messaggi che riguarderanno delucidazioni e spiegazioni sui lavori non capiti.
Mentre rispondi , ceni, lavi i piatti, rassetti e ti infili nel letto… Sono arrivare le 23 e decidi di chiudere le comunicazioni e gli occhi. La sveglia suona inesorabilmente alla stessa ora di sempre : 5:30. Fortunatamente appena apri gli occhi sei un grillo, esci fuori dal letto vai in bagno e cominci a leggere i messaggi arrivati dopo le 23 del giorno prima.
Fai colazione, doccia, svegli tua figlia che invece ci mette 3 ore a capire dove si trova e mentre lei si prepara, è arrivata un’ora decente per “disturbare” e cominci a rispondere ai messaggi rimanenti.
Accompagni tua figlia a scuola e vai al box; l’aria della mattina è friccicarella e tu prepari il box per le classi del giorno. Scrivi il workout della giornata alla lavagna e lasci anche quelli per le altre lezioni.
Iniziano le classi
Cominciano ad arrivare i primi atleti, mediamente la mattina sono quasi tutte donne, si scaldano tra una chiacchiera e l’altra, cominciano a sbirciare la lavagna e a fare osservazioni e domande, sempre le stesse ogni mattina: “no ma oggi questo si è drogato!!” “ma questo cos’è?” “ma quanto dura?” “io oggi non posso correre” ” a me fa male una spalla” “no la bike è una cattiveria!” “che palle i burpees” Il tutto mentre si stanno scaldando.
Tu da buon esperto sorridi e fai finta di non sentire, aspetti la fine del warm up, richiami tutti davanti alla lavagna e cominci a spiegare il lavoro: “allora ragazzi, oggi andremo ad eseguire un complex di snatch, in questa modalità, bla bla bla, dopodochè il workout della giornata sarà composto da bla bla bla e poi un Amrap di X minuti in cui dovremo performare i seguenti esercizi che andremo poi a vedere nel dettaglio….”
Loro si preparano e nel mentre senti: “ma hang è da terra?” “ma è in power o in squat?” “e il carico?” “quanto ha detto che dobbiamo mettere?”. Di nuovo fai finta di non sentire e quando tutti sono pronti davanti a te cominci a far vedere gli esercizi, ma ovviamente qualcuno va per conto suo, come se avesse lasciato il cervello ancora sul cuscino.
Ma tu sei paziente, di una pazienza che solo chi ama questo mestiere può avere e ricordi a tutti (colpiscine uno per educarne cento) in modo educato e sorridente, che per evitare di farsi male è necessario rimanere concentrati su quello che c’ è da fare.
Finisce il lavoro specifico e ci si deve preparare al workout. Nonostante lo hai gia detto all’inizio e nonostante sia scritto tutto alla lavagna c’è comunque chi ti domanda cosa si deve fare: “ma quante rep sono?” “ma il carico?” “devo prendere l’elastico?” “come lo scalo?” “io non ce la faccio!” e l’immancabile “ma fa freddo oggi!”
Tu da buon padre di famiglia, ri-prepari tutti come se non glielo avessi già spiegato e come fosse il loro primo giorno di scuola, sia per te che per loro, quindi ripeti per filo e per segno per la terza, o quarta, volta il workout del giorno.
Mentre parli e spieghi simuli tu stesso un round di prova per far capire anche visivamente cosa dovranno fare gli atleti e per essere sicuro che al 3..2..1…go qualcuno non ci sia qualcuno che chieda “ma a rana o stile libero?” “dov’è la piscina?” Finisce così la prima ora della giornata e sai bene che ce ne saranno altre così o, forse, anche peggio, ma sei talmente assuefatto che ormai non puoi farne a meno.
Alla fine della prima ora vai a guardare il cellulare e ti trovi già 62 messaggi, la chat della scuola che inveisce contro il professore di musica, i messaggi degli atleti che segui on line, quelli che non hanno scritto ne la sera prima, ne la mattina all’alba, che cominciano le loro sessioni e vogliono avere delucidazioni sui lavori, mail di clienti che chiedono info sul box.
Ed è passata solo la prima ora
A quel punto è l’ora del caffè, il primo della mattina. Mentre sorseggi il caffè come fosse un litro di acqua, inserisci il workout del giorno sull’app, in modo da far cominciare le lotte interne per gli atleti più accaniti, più avanzate e guai se te lo dimentichi!
Dopo che hai risposto a tutti, cominci a cambiarti perchè entro le 12.30 devi esserti allenato e devi aver mangiato. Accendi la musica ad alto volume in modo da staccare totalmente la testa, ma soprattutto per non sentire il cellulare che squilla e che per il tuo estremo eccesso di zelo, ti distrarrebbe dalla tua sessione.
Ti alleni per come riesci a farlo, finisci giusto in tempo, vai a mangiare e ti ripresenti al box dove c’è gia qualcuno sulla bike, nonostante manchino ancora 20 minuti alla classe. Arrivano gli altri si scaldano, mentre tu stia ancora masticando l’ultimo boccone del pranzo e ricominci a ripetere le cose che hai già detto 3 volte, comprese le risposte alle domande che sono sempre le stesse.
Finisce la classe dell’ora di pranzo. Da ora fino alle 18 ci saranno gli atleti avanzati che dovendo affrontare volumi e intensità e/o gare rispetto ai “colleghi di classe”, hanno sempre bisogno di qualche spiegazione e/o modulazione in più.
Gli orari di punta
Dalle 18 fino alle 21 è poi la volta degli assatanati del giorno, quelli che hanno sulle spalle tutta una giornata lavorativa e che quindi devono sfogare tutte le negatività accumulate durante la giornata, oltre a tutto quanto detto per le altre classi qui hai un’ulteriore gestione; in queste ore si concentra infatti il maggior numero di “coach-non-coach” ossia impiegati, infermieri, ingegneri, commercialisti ecc ecc che per il solo fatto di avere qualche anno in più di allenamento sulle spalle rispetto ad altri, si sentono in grado e spesso in dovere, di correggere o dare suggerimenti su come affrontare un movimento o la sessione. Ed è bellissimo vedere le loro facce o quando si accorgono che tu sei stato dietro di loro ad ascoltarli per vedere fin dove sarebbero potuti arrivare.
Ad ogni modo finisci anche oggi le classi alle 21 e non vedi l’ora di “buttarti” nel letto anche vestito, ma devi mangiare e pulire e fai tutto questo mentre ti arrivano gli score e i video delle sessioni del giorno degli atleti avanzati a cui devi rispondere. Cosa che fai naturalmente mentre mangi e pulisci, per chiudere le comunicazioni inderogabilmente alle 23 perchè domani è un altro giorno e devi ricaricare le pile perchè la storia si ripete.
La prima skill di un coach è la passione, la seconda la pazienza, perchè puoi essere preparato tecnicamente quanto vuoi ma se non hai passione e soprattutto pazienza verso i clienti non puoi fare questo mestiere.
Aggiungo solo che un’altra skill di un coach è quella di far sembrare facili le cose meno facili ed incredibilmente entusiasmante quella che per lui è ruotine wuotidiana.
Grazie a Sandro per la sua tesimonianza nelal quale credo molti coach si identificheranno.