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domenica, 10 Gennaio 2021 / Pubblicato il Il business del fitness

Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare.

Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare.

Un vecchio modo di dire Americano recita: “When the going gets tough, the tough get going” che in Italiano suona più o meno come “quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”. Ed è esattamente quello che ho deciso di fare visto il protrarsi di questa paradossale situazione legata al Covid-19. Mettetevi comodi perchè sarà un post lungo ed articolato e vi avviso che stavolta non è scritto per il SEO ma per gli umani, quindi potrebbe risultare un po’ difficile da capire.

Fuori dalla comfort zone

Negli ultimi anni il mio lavoro è consistito nel dare consigli ai Box Owner su come trasformare in un business le proprie passioni. Solo Dio, perché sa quanto sia difficile. Si tratta di far capire a dei giovani che hanno in testa solo i numeri dei loro PR, che esistono anche tanti altri tipi di numeri dei quali occorre tenere conto per continuare a far funzionare il posto in cui si fanno i PR, ovvero il loro Box.

Ho iniziato da solo, poi si sono uniti Thomas ed altri con i quali siano abbiamo dato vita a The Box Hub. Abbiamo avuto le nostre soddisfazioni, aiutato tanti Box Owner ad avviare la loro start-up, così come altri già esistenti a cui serviva un’aggiustatina al business.

Ogni anno, dal 2017, abbiamo fatto sempre meglio e grazie anche ad alcune alleanze strategiche, abbiamo avviato un florido commercio B2B di attrezzature cardio in partnership con Concept2 e Assault Fitness che è poi diventato una BU a parte, proprio nel 2021.

Di recente abbiamo anche acquisito delle nuove risorse nel campo del web marketing per ampliare la gamma dei servizi e fornire ancor più supporto ai Box Owner. Parlo di loro perché quello che conosciamo è il mondo dei Box e delle associazioni sportive ed è in quello che vogliamo operare. Le globo gym per noi, sono off topic e le lasciamo volentieri a persone più preparate.

Il 2020 non è stato un anno facile. Il business è andato un po’ a singhiozzo ma, come tutti, abbiamo tenuto botta. Il che vuol dire tirare la cinghia, accettare responsabilmente le imposizioni governative impartite nel nome dell’interesse comune ed attendere con calma che il peggio passasse. Non ho mai voluto entrare nel merito delle scelte dei governi ma dopo un anno di tentativi maldestri è chiaro che non stanno funzionando, ne in Italia, né altrove.

Ecco che a fine 2020 succede che i nostri clienti e potenziali tali, in pratica, non esistono più. Non esistono perchè non lavorano da molto tempo e quindi, seppur sarebbe utile per molti capire certe dinamiche aziendali e prepararsi per quando si tornerà a lavorare, non hanno denaro per pagare le parcelle che, diciamolo, non sono proprio economiche. Del resto la formazione si paga, ma non  questo il punto.

Ma succede che i suddetti clienti non esistono più anche perchè essendo classificati come “non essenziali”, nessuno si sta fattivamente preoccupando di garantire a loro di ripartire e lavorare, ovviamente in sicurezza.

Le priorità sono altre e quindi un intero settore è messo stato prima annientato, poi ignorato ed alla fine pure bacchettato del Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Siccome voglio pensare di essere politically correct do la colpa al Covid e la chiudo qui.

Allo stesso tempo, i fornitori di hardware hanno subito uno stop della produzione e delle esportazioni che, unito ad una impressionante domanda da parte dei privati, ha svuotato tutti i magazzini in Europa. Provate a trovare in Concept2 nuovo se siete capaci o una Assault Air Bike.

A ciò aggiungiamo i nuovi dazi doganali del 25% imposti dalla EU che hanno già fatto aumentare il costo finale di quei prodotti che, se tutto va bene, torneranno disponibili non prima di Febbraio.

Ah ma tanto le palestre sono chiuse. Beh, non avete idea di quanta gente con un numero IVA ha acquistato rower, skierg, air bike e compagnia bella, per le loro home gym. Fino a che la merce è finita e con essa anche quei pochi profitti dati da margini risicati che però, in tempo di pandemia, sono sempre meglio di niente e pagano almeno i costi aziendali.

Ora è chiaro che la comfort zone non c’è più e che ogni tentativo di restarvi dentro, non ha avuto successo a causa di fattori esterni che, come sappiamo, non sono controllabili. Sfortunatamente la comfort zone consentiva di vivere, anzi nell’ultimo anno di sopravvivere e la sua mancanza è un problema serio per molti di noi.

Persistendo la situazione non si tratta di ridimensionare uno stile di vita agiato, ma di mantenerlo ai minimi livelli di sopravvivenza che nemmeno i ristori possono garantire. Ma poi dai, lavorare è anche un fatto di dignità e per come sono fatto io, l’elemosina preferisco non accettarla ma guadagnarmi il pane.

Paradossalmente ci ritroviamo in quella situazione che tutti sempre abbiamo indicato come quella ideale per progredire, ovvero il disagio, l’essere fuori dalla comfort zone. Figo no? Però adesso che fare? Diciamo la verità, nessuno di noi è mai stato pronto per questa situazione che un conto è teorizzare ed un conto vivere.

Mia nonna, che cito spesso perchè era una tosta, direbbe che bisogna tiare fuori le palle. Darwin, più diplomatico, direbbe che bisogna adattarsi, essere resilienti. Quante persone in passato hanno evocato la resilienza a sporposito? Ecco, ora è il momento di dimostrare come funziona. Inizio io, se non vi dispiace.

Sfruttare le skill

Tutto questo per dire che, perdurando la situazione attuale, occorre pensare ed attuare in fretta un piano B per portare a casa la pagnotta e pagare le tasse, che non si fermano mai nonostante le pandemie. Come fare? 

Ho un amico molto caro, Stefano Vittone, che lavora come formatore per adulti e si occupa di ricollocare persone senza lavoro, insegnando loro a reinventarsi sulla base delle loro competenze. Il punto è proprio questo: le competenze.

Mi sono chiesto: “Rollo, cosa sai fare, quali sono le competenze che puoi sfruttare in questa situazione?”. Ci è voluto un po’ perché per rispondere occorre liberare la mente, comprendere quali scartare perchè non utilizzabili al momento e individuare quali potrebbero essere lucrative.

Sulle prime ho scartato quelle che mi permettono di fare il mio lavoro ordinario, ovvero sia l’esperienza come imprenditore, Box Owner, Coach e uomo di marketing e comunicazione nel settore del Fitness da ormai oltre 10 anni. Prima ancora producer, project manager in progetti dell’Agenzia Spaziale Europea e pesino attore. Ne so di cose. Se cercate il mio curriculum più o meno completo lo trovate qui.

Ce ne sono anche altre che impiego fuori dall’ambito lavorativo: canottiere, content writer, produttore multimediale a cui unirei conoscenze tipo informatica, cinematografia, fotografia, anatomia, fisiologia, ecc. ecc.

Diciamo che di risorse ne ho parecchie e che le ho sempre sfruttate al meglio facendo quello che volevo fare e che mi piaceva. Il che già di per se non è male se si pensa che la maggior parte delle persone vive di compromessi.

Mi si sa che con l’orgoglio non si va molto lontani per cui ho pensato che nulla di questo mi potesse servire per far fronte ad una situazione come quella presente perché in questo momento non hanno mercato o ce l’hanno ridottissimo, ma in realtà avevo ragionato in modo limitato ed emozionale. 

Tendo spesso a ragionare come un vecchio, quale del resto a quasi 58anni sono e mi dico che nessuno mi vorrebbe, lavorativamente parlando, perchè sono anziano e mentre per alcuni costerei troppo, per altri non valgo praticamente nulla.

Quando arriverete alla mia età vi renderete conto che il mondo del lavoro non ama molto le persone esperte e se nello sport sei vecchio a 25 anni, in quello del lavoro lo sei a 40.

Un traguardo oltre il quale più o meno chiunque cerca di metterti all’angolo e farti le scarpe. Ma è anche il motivo per cui a 50anni mandai tutti a remengo, come racconta il buon Massimo Schira in una intervista che mi fece qualche anno fa, per dedicarmi al mondo del fitness ed aiutare realmente gli altri a credere in se stessi, al di la dei ciò che indicano i loro documenti.

Poi riflettendoci ho capito che tutte queste competenze sono proprio le skill che servono per dare vita rapidamente al famigerato Piano B. 

Il piano B

Come riuscire ad elaborare un piano B che funzioni realmente e sia, anche per il futuro, integrativo alle altre attività? E come renderlo automatico in modo che impieghi poche risorse ma allo stesso tempo abbia il potenziale per una reddittività discerta?

Risposta: sfruttando mie competenze e conoscenze e ve lo dimostro in qualche riga, applicando ciò che ho sempre insegnato ai miei “assistiti” e assumendo che la sola via d’uscita sia quella di offrire servizi online di qualità, ad un pubblico il più vasto possibile con prezzi equi.

  • Trovare una nicchia in cui diversificarsi: programmi di fitness basati sul rowing;
  • Trovare un segmento di pubblico: maschi e femmine adulti con un rower in casa o a disposizione;
  • Creare un’esperienza utente unica: ci avrei scritto giusto un libro su come farlo quindi non mi dilungo;
  • Sviluppare un sito de E-learning: ne ho già uno replicabile che funziona benissimo e le skill per gestirlo e svilupparlo;
  • Sviluppare una strategia di comunicazione sul web: beh, ci ho scritto un altro libro su come farlo

La sto facendo semplice ma quello che voglio dire che ho tutto quello che mi serve per avviare quest’altro business che mi impegnerà di sicuro moltissimo, ma che è un’ottima via d’uscita che si adatta perfettamente alla situazione ed ai trend del mercato. Inoltre non contrasta nemmeno con le altre attività che, spero, prima o poi possano riprendere come e meglio di prima.

Voglio condividere con voi questa cosa perchè voglio dimostrare che c’è sempre una via d’uscita ed invitarvi a seguirmi in questa avventura perchè sono sicuro che impareremo tutti un mucchio di cose e potrebbe essere per molti di voi, un’ispirazione per pensare ad una deviazione temporanea del vostro percorso ordinario.

Che poi va sempre a finire che queste deviazioni ci portano in luoghi in cui non avremmo mai immaginato di andare a finire e si rivelano sempre delle opportunità incredibili.

Ci metto la faccia e faccio tutto con il mio nome e cognome perchè ci credo e perchè so che se le cose sono fatte in un certo modo, funzionano. Diciamo che sarà un altro atto di quelli che “fanno curriculum” e quindi il tutto finirà sotto l’ombrello di www.rolandoalberti.com.

Io sono pronto, voi seguitemi se vi interessa scoprire come va a finire e se avete domande, suggerimenti, critiche o qualunque altra cosa vi venga in mente, io sono come sempre a disposizione per confrontarmi costruttivamente con tutti voi.

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