
Un Tweet, un semplice Tweet per compromettere seriamente il lavoro di anni ed anni passati a costruire e consolidare il marchio CrossFit®. Mi domando se Glassmann sia solo un eterno sprovveduto che non ha capito il suo ruolo nella società come capo di un movimento che è ben più di un semplice sistema di allenamento, oppure se ha fatto quest’ultima uscita sulla base di qualche strategia che sfugge a noi mortali.
Glassman ha fatto esattamente quello che non avrebbe mai dovuto fare
Perché è chiaro che quando sei a capo di un’azienda che ha come unico asset il proprio brand non puoi permetterti di esternare i tuoi sentimenti razziali anche se nell’intento di fare una semplice battuta. Sono scoppiate guerre per molto meno e quando un signore che è di fatto un mini capo politico mostra tendenze razziste, cosa che del resto già era successa in passato, la cosa non passa inosservata, tanto da guadagnare spazio su tutti i media mainstream.
“CrossFit è per tutti” e non solo inteso come capacità atletiche o fisiche ma anche come credo politico, colore della pelle, orientamento sessuale e via discorrendo. “CrossFit è per tutti” è il mantra su cui si è costruita una comunità di persone realmente unite da un unico credo e un po’ come in una religione, questo mantra è stato il valore condiviso e praticato da tutti. Come è possibile che ora, proprio il fondatore di questo movimento se ne esca con un Tweet razzista peggiorato da un secondo Tweet che ha gettato altra benzina sul fuoco?
Forse il signor CrossFit era stanco di tirare avanti la baracca ed ha deciso di andare in pensione, ma fa ridere il pensiero che tutto ciò sia avvenuto su un social network dopo che la sua creatura si era ritirata dalle attività sui social. Poteva risparmiarselo? Probabilmente si ma si sa che a volte l’ego è più forte di tutto e che anche le persone che si presuppone dovrebbero avere sale in zucca e coscienza sociale, a volte si lasciano prendere la mano. Ed è quello che è successo.
Ma in tutto questo i suoi consiglieri dove sono finiti?
Glassman, nonostante i suoi tentativi di giustificarsi, tra l’altro in modo un po’ “bipolare”, ha di fatto una posizione indifendibile che, in campo politico, costerebbe la poltrona a chiunque si trovasse al suo posto e non è detto che alla fine il board di CrossFit HQ lo allontani o si allontani da lui; in ogni caso una situazione non positiva che lascia presagire l’inizio della fine di un marchio per certi aspetti controverso.
Sembra quasi che i suoi consiglieri ed esperti di comunicazione siano spariti o forse non siano mai esistiti. E ciò è altrettanto grave perchè una multinazionale, per quanto piccola, non può permettersi di lasciare l’intera responsabilité delal comunicazione al suo presidente. Nel senso che va bene che sia la faccia e la voce ma se dietro vi sono persone che lo aiutano a decidere cosa dire e come dirlo. Mi rifuato di credre che HQ non sia organizzata in tal senso.
Il CrossFit continuerà ad esistere, certo, magari si chiamerà Cross Training e rimarrà lo stesso movimento sociale e sportivo che ha cambiato il mondo del fitness degli ultimi quindici anni ma sarà faticoso staccarsi di dosso l’etichetta che grazie al comportamento del suo fondatore si è guadagnato. E’ tutta una questione di reputazione e l’impatto negativo sugli affiliati è veramente grave. Non bastava il covid-19 a mettere in difficoltà i Box di tutto il pianeta. Ora ci si mette anche l’ultima persona che ci si sarebbe aspettato dovesse farlo.
Se c’era un modo per suicidarsi velocemente, Glassmann l’ha trovato. Peccato perchè quello che ha costruito rimane un gran bel movimento sociale che dimostra che quando un capo va contro i principi che egli stessi sostiene, la sua base si ribella.